San Casciano dei Bagni

COMUNE DI SAN CASCIANO DEI BAGNI

stemma di san casciano dei bagnisindaco di san casciano dei bagni
 

Sindaco: Paolo Morelli

SITO WEB

 

Dati salienti

Coordinate

42°52′0″N 11°53′0″E

Altitudine

582 m s.l.m.

Superficie

91,86 km²

Abitanti

1 703 (31-12-2010)

Densità

18,54 ab./km²

Frazioni

Celle sul Rigo, Palazzone

Comuni confinanti

Abbadia San Salvatore, Acquapendente (VT), Allerona (TR), Cetona, Città della Pieve (PG), Fabro (TR), Piancastagnaio, Proceno (VT), Radicofani, Sarteano

 

Dove si trova San Casciano dei Bagni

 

Storia

La presenza delle sorgenti termali ha da sempre catalizzato la presenza umana in questo territorio. Con gli etruschi prende il via il primo organico sviluppo insediativo. La tradizione, riportata anche dal fiorentino Domenico Maria Manni, a cavallo tra il XVII e XVIII secolo, vuole che sia stato il Lucumone di Chiusi Porsenna a fondare le prime strutture per favorire l'uso delle acque termali. Nascono così quelli che in epoca romana saranno conosciuti come Fonti Clusinii.
L'espansione romana, nei secoli successivi, portò alla scomparsa degli etruschi, ed all'inizio della decadenza delle città come Chiusi, questo non interessò San Casciano, che continuò ad essere apprezzato per le sue ricchezze termali anche dai Romani. La particolare posizione geografica di San Casciano, che lo colloca lungo la direttrice che dal nord Italia e dall'Europa conduce a Roma, ha nei secoli favorito il suo sviluppo e ne ha facilitato il raggiungimento da parte di coloro che si affidavano alle proprietà curative delle sua acque. Dapprima il territorio di San Casciano era lambito, a Est, dal percorso della Via Cassia, una delle arterie viarie più importanti del mondo romano, e questo ne favorì la presenza di molti illustri personaggi, particolarmente della Roma imperiale.
I romani, veri cultori delle terme, si affidarono in modo massiccio alle proprietà curative di queste acque. L'affluenza a queste sorgenti di moltissimi cittadini romani è testimoniata dalle numerose lapidi che da secoli affiorano nella campagna attorno San Casciano, tra tutte si erge quella di Triaria, la moglie dell'Imperatore Vitellio.
Anche Ottaviano Augusto si curò in questi Fonti secondo quanto si apprende dalle opere di Orazio ed altri scrittori classici. La vitalità di questo centro è testimoniata anche dalla precoce penetrazione del cristianesimo, già nel IV-V secolo esisteva in San Casciano una pieve intitolata a Santa Maria "ad Balneo".
Le invasioni barbariche e le lotte fra longobardi e bizantini ridussero l'importanza di San Casciano, provocando un notevole decremento della popolazione. Il nuovo millennio vide quindi un San Casciano ridotto sia dal punto di vista della popolazione, sia da quello urbanistico, posto sotto il dominio feudale dei Visconti di Campiglia e stretto tra i diritti dell'Abbazia di San Salvatore, una delle più potenti della Toscana del tempo, e l'antica Diocesi di Chiusi. È questo il periodo nel quale si hanno le prime notizie scritte su San Casciano: nel 995 quando il marchese Ugo di Toscana dona all'Abbazia di San Salvatore la "Curtis (de) Bagno", come poi confermeranno gli imperatori Ottone III ed Enrico II, altre notizie sono datate 1014, 1020, 1067, 1075 e riguardano tutte la pieve di Santa Maria, nel 1191 ancora la pieve è menzionata in una Bolla del pontefice Celestino III, nel 1226 Federico II conferma ai Visconti di Campiglia il possesso dei castelli di San Casciano e Fighine.
Ancora una volta era la vicinanza ad una grande strada la fonte di sviluppo e di promozione delle Terme sancascianesi, infatti la Via Cassia aveva perso la sua importanza durante le guerre fra bizantini e longobardi, che proprio in queste zone si fronteggiavano, nel perugino i bizantini dell'esarcato, nel senese i longobardi, e furono proprio questi ultimi a deviare l'antica consolare più all'interno dei loro domini, nacque così la Via Francigena, la quale passava a pochi chilometri ad Ovest di San Casciano. Il continuo affluire di gente da tutta Europa per curarsi alle Terme di San Casciano fu ostacolato ma non impedito dalla plurisecolare lotta fra i Comuni di Siena ed Orvieto per il possesso di questi territori, aggravata dai contrasti ideologici fra ghibellini, i primi, e guelfi, i secondi.
I Visconti di Campiglia, signori anche di San Casciano, che certamente non potevano contrastare la supremazia militare e politica dei due Comuni, erano costretti a schierarsi ora con l'uno, ora con l'altro, a seconda dei momenti e delle necessità. In un primo periodo furono accesi sostenitori dei ghibellini, tanto da ottenere da Federico Barbarossa il privilegio della sua protezione, poi a partire dal 10 settembre 1215 presero le parti dei guelfi ed in particolare sotto il dominio di Pepo, furono apertamente ostili a Siena, in appoggio ad Orvieto e Firenze, ed insieme a questi furono coinvolti nella tremenda e sanguinosa sconfitta di Montaperti (4 settembre 1260), dove il potente esercito guelfo fu praticamente annientato dai senesi. La svolta più importante si ebbe intorno alla prima metà del XIV secolo quando la famiglia dei Visconti di Campiglia si divise in due rami, uno rimase a Campiglia ed entrò nell'ambito dell'influenza senese, l'altro si trasferì a San Casciano e grazie ad una politica di matrimoni si legò al ramo della Cervara della famiglia Monaldeschi di Orvieto. Il ruolo di San Casciano nell'ambito della lunga guerra civile orvietana, combattuta tra i rami della Cervara e della Vipera della famiglia Monaldeschi, non fu assolutamente marginale, ed anzi, soprattutto con Monaldo Visconti, l'ultimo signore di San Casciano, in campo militare sono da registrare importanti successi delle truppe sancascianesi ai danni dei partigiani della famiglia dei Monaldeschi della Vipera nei territori settentrionali dello stato orvietano. A dimostrare l'elevata importanza e considerazione raggiunta da Monaldo è la sua elezione a Podestà di Firenze nel 1389. Nonostante l'attivo impegno nelle vicende orvietane Monaldo iniziò una politica di riavvicinamento a Siena, dapprima con gli accordi del 1383 e 1386 e poi con la definitiva sottomissione il 15 giugno 1412.
Il 3 maggio del 1443 Monaldo morì e suo figlio Giovanni rinunciò a tutti i diritti che la sua famiglia vantava su San Casciano e Fighine, e così la famiglia Visconti uscì per sempre dalla storia sancascianese. Nonostante la protezione da parte dei senesi San Casciano rimaneva esposto ai pericoli della guerra, in particolar modo per essere una terra di confine.
Nel 1455 i sancascianesi ebbero il loro da fare nel respingere l'assalto dell'esercito del capitano di ventura Niccolò Piccinino, mentre nel 1495 subirono il saccheggio da parte delle truppe di Vitellozzo Vitelli. Sull'eco dei contrasti tra francesi e spagnoli, la prima metà del XVI secolo fu caratterizzata da continue guerre che in particolar modo devastarono tutta la zona del confine meridionale dello Stato senese, fino a raggiungere il culmine nel 1553-55 con la caduta di Siena nelle mani dell'esercito imperiale-mediceo. A questi terribili anni si sommarono gli altri, dal 1555 al 1559, dell'eroica resistenza degli esuli senesi della Repubblica di Siena Ritirata in Montalcino, al fianco dei quali si schierò anche San Casciano fino al 5 agosto 1559, quando il Pubblico Consiglio deliberò di giurare fedeltà al Duca di Firenze Cosimo. Con la conquista di Siena Cosimo poté fondare il Granducato di Toscana, all'interno del quale San Casciano poteva contare sull'appoggio e la protezione di uno dei suoi più illustri cittadini: Aurelio Manni, che schieratosi subito dalla parte di Cosimo durante la guerra, da questo ricevé numerosi onori e cariche, fra le quali quella di Auditore Fiscale di Firenze, unico cittadino dello stato senese ad averla mai ricoperta. La ritrovata tranquillità e pace che garantiva il Granducato al suo interno favorì la ripresa delle Terme di San Casciano, le quali videro nei secoli XVII e XVIII il ritorno all'antico splendore.
Moltissima gente da ogni parte d'Italia e d'Europa si affidava alle sorgenti di San Casciano per curare le più disparate malattie. La presenza di importanti rappresentanti della nobiltà italiana ed europea ebbe come conseguenza quella di arricchire San Casciano dal punto di vista architettonico, in questo periodo si abbelliscono le facciate delle case con portali, cornici ed architravi in travertino, finemente scolpiti. Il Granduca Ferdinando I fa realizzare, nel 1607, sul luogo dove affiora la sorgente della Ficoncella, un Portico a testimonianza della fama che queste acque avevano raggiunto.
La chiesa parrocchiale che si trova ad ospitare sempre più spesso alti prelati viene elevata al rango di Insigne Collegiata nel 1618, e da questi viene continuamente arricchita di arredi e reliquie. La presenza granducale si rinnova il 24 ottobre 1769 quando Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena visita San Casciano rimanendo colpito dalla quantità e dal calore delle acque termali, e tornato a Firenze stanziò 21.000 Lire per finanziare la realizzazione della strada di collegamento con la Via Romana. Sempre Pietro Leopoldo nel 1777 riunì le comunità di Celle, Fighine, Camporsevoli e Le Piazze a San Casciano (le ultime due verranno poi poste sotto Cetona).
Sul finire del XVIII secolo San Casciano si avvia ad una progressiva decadenza dovuta alla crisi delle terme che non riuscendo ad adeguarsi ad i nuovi standard del settore. Il XIX secolo si apre all'insegna dell'intenso periodo napoleonico, a seguito dell'incorporazione della Toscana nell'Impero Francese di Napoleone, quindi il periodo della Restaurazione, con il ritorno sotto il Granducato di Toscana, ed infine, dopo il risultato del plebiscito dell'11 e 12 marzo 1860, San Casciano e tutta la Toscana entrarono a far parte del Regno d'Italia.

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